È una frase che ripetevo spesso da bambina quando ero sempre l’ultima a finire di mangiare.
Mi gustavo ogni boccone e ogni cibo aveva un suo particolare metodo di assunzione, ma i miei preferiti erano i pomodorini ciliegini.
Li prendevo a manciate e riempivo esattamente la metà del piatto, così una volta divisi a metà lo riempivano per intero.
Poi li condivo con olio e sale sulla parte della polpa e li giravo in modo da poterli schiacciare uno a uno con la forchetta per farne uscire tutti i semini (ovviamente capitava che schizzassero tutti in giro, ma con il tempo ho imparato a individuare il punto esatto in cui schiacciare in modo che ciò non avvenisse).
Dopo averli spremuti tutti mangiavo prima l’esterno e poi bevevo direttamente dal piatto tutto il sughetto con i semini fino a che non ritornava pulito.
Tutto il processo richiedeva tempo, ma ne valeva la pena.
Io ho sempre avuto bisogno dei miei tempi e per questo mi sono spesso ritrovata indietro.
Ho dato il mio primo bacio a 16 anni. Ho avuto il mio primo ciclo a 17. Ho perso la verginità a 18 anni.
Ho sempre avuto il bisogno di riflettere prima di prendere una decisione, di pensare prima di agire.
Penso abbia a che fare con il mio rapporto con la natura.
Sono rispettosa nei suoi confronti, seguo i suoi tempi e non mi piace strappare i frutti acerbi per la fretta.
Preferisco aspettare e godermi tutta la dolcezza che porta con sé la maturazione.